| Lo scopo che mi propongo nel mio intervento è quello  di esaminare i possibili punti di convergenza fra l’iniziazione ai misteri di  Iside e Osiride e l’iniziazione alla massoneria di Rito Egiziano fondata da  Cagliostro. Sebbene tale ricerca appaia preliminare, non mi sembra che ad essa  sia stata dedicata tutta l’attenzione necessaria.Sull’iniziazione ai misteri di Iside e Osiride siamo  informati in modo abbastanza dettagliato grazie all’XI libro delle Metamorfosi (o L’asino d’oro) di Apuleio, che resta in proposito la nostra fonte  principale. Il protagonista del romanzo, Lucio, riacquista la forma umana nel  corso della processione che apre la festa del Navigium Isidis, che cadeva il 5 marzo, la data ufficiale della  riapertura della navigazione. Fedele ai patti stabiliti con Iside, Lucio si  appresta a diventare suo devoto. Prese in affitto alcune stanze all’interno di  quello che doveva essere verosimilmente l’Iseo e Serapeo di Cencrea, nei pressi  di Corinto, Lucio, sotto la guida di un sacerdote di nome Mithra (questo  particolare, sul quale è stato versato molto inchiostro, non doveva essere  casuale), inizia la sua ‘rinascita’ come ‘soldato’ di Iside.
 Il primo luogo, Lucio è ammesso a partecipare alle  cerimonie dell’apertura del tempio, che implicavano probabilmente anche  l’animazione delle statue delle divinità in esso presenti, nonché la lettura di  testi geroglifici. Poi, nel giorno stabilito da Iside (che lo comunica apparendo  in sogno, contemporaneamente, sia a Lucio che a Mithra), Lucio viene istruito più  dettagliatamente da Mithra, che a tale scopo gli legge la procedura di  iniziazione (telet») fissata nei testi geroglifici. Tale procedura  prevede: a) l’acquisto a proprie spese degli abiti da cerimonia; b) un lavaggio  rituale dell’intero corpo; c) una aspersione con acqua benedetta – vale a dire  un battesimo; d) la lettura di ulteriori istruzioni che dovranno restare  segrete; e) dieci giorni di astinenza da ogni piacere carnale: cibi, vini e  piaceri sessuali (quest’ultima raccomandazione potrebbe sembrare superflua, ma  occorre ricordare che al tempo di Tiberio l’Iseo campense era stato teatro,  complici i sacerdoti, di un famoso scandalo a sfondo sessuale).
 Trascorsi i dieci giorni di astinenza, arriva  finalmente la notte dell’iniziazione. Lucio riceve doni augurali dagli altri  fedeli, indossa una veste di lino e viene condotto per mano da Mithra nel sancta sanctorum, al cospetto della  (statua della) dea. Su ciò che accade nel corso della notte Lucio (ovvero lo  stesso Apuleio, perché l’XI libro presuppone una esperienza iniziatica vissuta  direttamente) è molto evasivo, perché, come in tutti i misteri, anche in quello  di Iside vige la regola del silenzio, e tuttavia qualcosa ci dice.  Verosimilmente Lucio ha avuto un’esperienza di morte rituale e rinascita a  nuova vita al cospetto di divinità sia infere (è fatto esplicitamente il nome  di Proserpina, un aspetto, questo, della stessa Iside [cfr. Metamorfosi XI 2 e 5], non a caso rappresentata  spesso come mummia) che celesti, tra le quali devono essere necessariamente  annoverate Iside e Osiride (anche se questa I iniziazione è espressamente  isiaca: le iniziazioni a Osiride avverranno a Roma). Si tratta di una  esperienza di ‘immortalizzazione’ (¢panaqatismÒj) del tipo di quella descritta nella cosiddetta Mithrasliturgie (PGM IV 475-829), grazie  alla quale l’iniziato si garantisce, ancora in vita, un soggiorno fra i beati  nell’al di là. È probabile che Lucio sia stato narcotizzato e – come Osiride –  rinchiuso in un sarcofago di legno dal quale poi sarà stato resuscitato dalla  stessa Iside.
 Al mattino, dopo l’avvenuta iniziazione, Lucio indossa  una veste multicolore costituita da 12 stole (probabile riferimento alle  costellazioni dello zodiaco) e da una clamide sulla quale spiccano serpenti e  grifoni. Nella mano destra ha una torcia fiammeggiante, e porta sul capo una  corona di palme radiata, ad imitazione del sole (e delle immagini di Serapide,  divinità ogni-tempo, e quindi anche solare). Issato su un podio posto di fronte  alla statua della dea, diventa oggetto di ammirazione da parte degli astanti. L’ultimo  atto della consacrazione ad Iside prevede un pasto rituale comune, che si  protrae per due giorni (anche i misteri di Serapide, di cui non sappiamo quasi  nulla, prevedevano un pasto comune). Segue una preghiera finale ad Iside,  salutata come ‘colei che sconfigge il destino’ (un potere, questo, già  celebrato nelle aretalogie).
 A questa prima iniziazione seguono poi altre due  iniziazioni, che su invito della stessa Iside dovranno aver luogo a Roma,  nell’Iseo Campense. Esse avvengono una dopo l’altra, e si ha ragione di credere  che le tre iniziazioni nel loro complesso coprano lo spazio di un anno. Un  riscontro è offerto di nuovo dalla Mithrasliturgie,  secondo la quale il procedimento di ¢panaqatismÒj deve essere ripetuto tre volte nel corso dell’anno.  Di queste due iniziazioni, avvenute dietro invito dello stesso Osiride apparso  in sogno, Lucio ci dice ancora meno, trincerandosi dietro il silenzio che gli  viene imposto. Sappiamo solo che anche in questo caso bisognava osservare 10  giorni di astinenza, che avvenivano di notte, che era previsto un pasto comune,  e che i costi che egli dovette sopportare per i nuovi abiti cerimoniali erano  ancora più elevati. Alla fine della terza iniziazione Lucio verrà ammesso nel  collegio dei Pastofori col grado di Decurione quinquennale.
 A parte le tre iniziazioni, mi sembra utile citare alcuni  episodi che si riconnettono, direttamente o indirettamente, ai misteri di Iside  e Osiride. Nel II libro delle Metamorfosi abbiamo un egiziano vestito come i sacerdoti di Iside, Zatchias, che resuscita  un morto: si tratta evidentemente di un episodio di necromanzia. Nel terzo libro Panfila, una maga, anima con l’aiuto  di alcune divinità infere tre otri dandogli parvenza umana. Nel Processo per magia vengono citati  episodi di divinazione attraverso gli specchi, e soprattutto attraverso l’acqua  (idromanzia) di cui sono protagonisti  alcuni fanciulli. (vedi su questo e su altri aspetti del De Magia il classico studio di Adam Abt, che ha dimostrato come  alcune delle accuse ad Apuleio non fossero del tutto prive di fondamento).  Questi ultimi due episodi non sono riconducibili direttamente ai misteri  isiaci, ma di essi viene accusato Apuleio, che ai misteri di Iside era stato  sicuramente iniziato. E la magia, come è noto, è un aspetto essenziale della  vicenda di Iside fin dai tempi faraonici, aspetto che la cultura dell’età  imperiale non ha certamente oscurato, anzi ha notevolmente incrementato.
 *** Cagliostro, già iniziato alla massoneria nel 1777 a  Londra, fondò a Lione nel 1784 la prima Loggia massonica di Rito Egiziano,  chiamata  La sagesse triomphante. Secondo quanto ebbe a dire egli stesso nelle  sue Memorie della Bastiglia (dove era stato rinchiuso in  seguito all’’affare della collana’), egli sarebbe stato introdotto ai misteri  egiziani da Althotas, un greco o uno spagnolo che lo accompagnò per un lungo  tratto dei viaggi in Oriente. Si sarebbero poi recati in Egitto, dove  Cagliostro avrebbe approfondito le sue  conoscenze sulla religione egiziana. Una seconda fonte di ispirazione sarebbe  stato un trattato manoscritto di Giorgio Cofton sulla liturgia sacra egiziana  acquistato  nel 1777 da un libraio  londinese. In ogni caso, quali che siano le fonti, vere o presunte, di  Cagliostro, occorre sottolineare due cose. La prima, che, nel ‘700 l’ Egitto e  l’egittomania occupavano ancora gran parte della scena culturale europea, e  Cagliostro non poteva certo rimanerne immune. La seconda, che nel rituale  inaugurato da Cagliostro emergono non pochi elementi riconducibili al culto isiaco,  quale viene descritto nelle opere di Apuleio, che come ho detto dei misteri  della Iside ellenistica resta la nostra fonte più importante.Cominciamo innanzitutto dal nome con cui Cagliostro si  faceva chiamare, Gran Cofto. Tra le varie ipotesi sulla sua origine, è  difficile non pensare anche alla città sacra egiziana sulla riva orientale del  Nilo, distrutta nel 296 dalle truppe di Diocleziano, in cui nome ricorre già  nella preghiera rivolta al sacerdote di Iside, nel II libro delle Metamorfosi, perché resusciti il morto.
 Io ti scongiuro per gli astri celesti, per le divinità  infernali, per i naturali elementi, pei silenzi notturni, per i sacrari di Copto, le piene del Nilo, i misteri di Memfi e i  sistri di Faro… In secondo luogo, anche la fondazione di una loggia  femminile di rito egiziano, dal nome Isis,  nella casa della marchesa  d’Orvilliers  (la cui direzione fu assunta dalla moglie di Cagliostro col titolo di Regina di  Saba), è un secondo elemento che ci riporta al romanzo di Apuleio. La presenza  femminile fra gli iniziati e i sacerdoti di Iside è nota, ma essa traspare  soprattutto dalla descrizione della processione durante la festa del Navigium Isidis, dove troviamo fanciulle  splendenti nelle loro candide vesti che lanciano fiori, portano specchi lucenti,  pettini d’avorio e profumi e unguenti odorosi che spargono ovunque. La folla  degli iniziati, poi, è composta da uomini e donne di ogni condizione sociale e  di ogni età, raggianti nell’immacolato candore delle loro vesti di lino (Metamorfosi XI 9 e 10). Il successo di  Iside presso il pubblico femminile è cosa nota –  non a caso la Chiesa di Roma ha usato la sua  iconografia e i suoi titoli nella costruzione dell’immagine di Maria vergine –  e Cagliostro avrà pensato, non senza ragione, che una Massoneria di rito  egiziano non poteva certo estromettere le donne.È anzi proprio nello svolgimento del rituale femminile  che troviamo un ulteriore, importante riferimento al mito di Iside.  Nell’iniziazione al grado di Maestra, infatti, Hiram era sostituito  direttamente da Osiride, che appariva sepolto in un tronco d’albero –  esattamente come recita la saga di Iside e Osiride descritta da Plutarco e come  risulta dalle numerose raffigurazioni di Osiride-albero o pianta. È  ipotizzabile che anche le due iniziazioni ad Osiride di Lucio a Roma, sulle  quali Apuleio non dice nulla, prevedessero qualcosa del genere.
 Anche altri particolari dell’iniziazione femminile,  quali vengono descritti nel Compendio della vitadi Giuseppe Balsamo (che  sebbene sia dichiaratamente avverso a Cagliostro allo stato attuale delle  ricerche resta una delle poche fonti a nostra disposizione sul rito egizio),  concordano con l’iniziazione di Lucio. Vestita con un abito bianco, la neofita  veniva chiusa in un tabernacolo, un luogo appartato del tempio massonico  foderato di bianco. Alla luce delle candele la neofita attendeva l’apparizione  di divinità angeliche che la esaminavano per vedere se era degna di ascendere  al grado superiore. Non molto diversa da questa è l’esperienza sommariamente  descritta da Lucio nel corso della prima iniziazione.
 Un altro momento del rito propugnato da Cagliostro  trova un precedente in episodi già descritti da Apuleio nel processo per magia.  Si tratta dei procedimenti di idromanzia, la cui realizzazione era affidati ai  neofiti più giovani, ‘pupilli’ o ‘colombe’. Essi venivano portati davanti ad un  recipiente pieno d’acqua, nella quale riuscivano a scorgere angeli o spiriti di  defunti, e avevano la visione di avvenimenti futuri. Episodi del genere sono  descritti anche nel Compendio della  vitadi Giuseppe Balsamo.
 Una certa madama desiderò che il pupillo, o sia la  colomba, avesse veduto un di lei fratello già morto in età giovanile. Lo vide  di fatti in situazione che mostrava di esser contento e allegro, dal che si  pensò e si credette che fosse in luogo di salvazione. Come già sappiamo di pratiche simili, nelle quali notoriamente  si cimentava Nigidio Figulo, venne accusato anche Apuleio.Veniamo ora alla iniziazione maschile. La rinascita o  rigenerazione dell’iniziando prevedeva due distinte rigenerazioni: una morale e  una fisica. In entrambi i casi erano previste due quarantene. La prima  prevedeva l’ascesa su una montagna altissima, dove veniva costruito un  padiglione nel quale il neofita doveva restare per 40 giorni, assorto in  meditazioni e preghiere grazie alle quali potrà diventare puro come un  fanciullo, fino a raggiungere il contatto diretto con le divinità planetarie, e  quindi sedere al fianco del Maestro.
 Durante l’interrogatorio da parte dell’Inquisizione  Cagliostro descrisse la condizione spirituale raggiunta in seguito alla  rigenerazione morale con parole che ricordano il contenuto del LXIV capitolo  del Libro dei Morti egiziano.
 Non appartengo ad alcuna epoca né ad alcun luogo; al  di fuori del tempo e dello spazio, il mio essere spirituale vive la sua  esistenza eterna, e se mi immergo nel pensiero risalendo il corso delle ere, se  allargo il mio spirito in modo da esistere distante da quello che voi  percepite, divengo colui che desidero. […] Io sono oggi, io sono ieri, io sono  il domani. Attraverso le mie innumerevoli nascite io resto giovane e vigoroso.  […] In presenza di Osiride io divengo il Maestro della vita, il mio essere è  per sempre inalterabile ed eterno. Secondo alcune testimonianze la rigenerazione morale  avrebbe permesso di acquisire il potere di evocare gli spiriti dei defunti  attraverso la necromanzia greco-egiziana. Sappiamo già che nel romanzo di  Apuleio è proprio un sacerdote di Iside il protagonista di un episodio di  necromanzia, che ne ricorda uno analogo nella Farsaglia di Lucano. Anche la rigenerazione fisica prevede una quarantena  in una alcova sita in aperta campagna. Nel più totale isolamento, egli si  sottoporrà a diete rigorose, ad abluzioni frequenti e all’effetto di bevande  che gli faranno cadere pelle, denti e capelli. Verso la fine della quarantena  la pelle, i denti e i capelli saranno nuovamente rigenerati, e il suo corpo  rinascerà a nuova vita. Si tratta sostanzialmente anche in questo caso di un  episodio di morte rituale, ed è interessante rilevare che episodi di morte  rituale, secondo la testimonianza del Compendio della vitadi Giuseppe Balsamo,  avvenivano in una loggia sotto l’influenza,   diretta o indiretta, di Cagliostro, quella degli Amici Sinceri a Trinità  dei Monti.
 In mezzo al tempio eravi una coltre sotto cui stava  disteso uno dei fratelli che fingevasi morto. Apprestatasi a questo feretro  dopo i giri suddetti il recipiendo; e fattegli incrocicchiare le gambe,  obbligavasi a cader supino sopra il medesimo; ma nel tempo stesso della sua  caduta, alzavasi destramente il finto morto
 Gervaso, nel suo libro su Cagliostro, ha descritto la  rigenerazione fisica con molta ironia. Sono pagine piacevoli da leggere, ma  occorre considerare che i riti prescritti da Cagliostro non sono molto diversi  da quelli descritti nei papiri magici e più in generale in tutta la letteratura  connessa alle pratiche di magia. La sostituzione di arti e la rigenerazione del  corpo sono un tratto distintivo delle pratiche sciamaniche, e qualcosa del  genere non era estranea alla magia egiziana. Anche l’iniziazione di Lucio in  Apuleio prevede un periodo di quarantena, abluzioni, diete rigorose e stati di  allucinazione chiaramente provocati da droghe e bevande particolari. Più in  generale, anche nel caso delle iniziazioni isiache la rigenerazione morale va  di pari passo con la rigenerazione fisica, che si manifesta simbolicamente nel  taglio dei capelli. La stessa Iside è protagonista di un episodio di  rigenerazione – la trasformazione del corpo di una donna nel corpo di un uomo –  nelle Metamorfosi di Ovidio (IX  726-63). Ma la più importante rigenerazione fisica ad opera di Iside è  naturalmente quella del corpo di Osiride, che verosimilmente costituiva il  nucleo dei suoi misteri.
 Nella concezione di Cagliostro, peraltro, il rito  egiziano era aperto ad altre esperienze. La Baronessa der Recke, sua  protettrice durante la permanenza a Mitau in Curlandia (oggi Jelgava in  Lettonia) scrive a tale proposito:
 Egli illustrava il ruolo degli spiriti intermediari  tra l’uomo e Dio, parlava della regina di Saba, della Bibbia, dei misteri greci  ed egizi, dei libri sacri dell’India, dello Zend-Avesta e dell’Edda, insisteva  sul simbolismo dei numeri che in ogni tempo, da Pitagora a Platone, dai  neoplatonici di Alessandria agli alchimisti, aveva affascinato gli animi. Anche questo sincretismo è stato oggetto di scherno,  ma non ha nulla di diverso, a ben vedere, dal sincretismo della cultura imperiale  e tardo antica, che rivivrà nel sincretismo platonico-cristiano dell’età  moderna. Prima di Cagliostro, cose non diverse, sullo sfondo di uno scenario in  cui prevalevano i colori dell’Egitto, erano state dette e teorizzate da  Athanasius Kircher. Ma mentre Kircher riuscì a muoversi all’interno della  Chiesa di Roma, tale accesso a Cagliostro venne sempre negato. |