| Chi dice di conoscere l'ebraismo o è un  ebreo o un paranoico. E' una frase che ho letto in qualcuno degli scritti da me  consultati per preparare questa articolo, che mi ha consolato non poco dato che  più leggevo e più mi sentivo inadeguato.Se fossi saggio finirei immediatamente  questo scritto riferndovi ciò che Hillel, saggio fariseo vissuto ai tempi di  Gesù di Nazareth, rispose ad un pagano che gli chiedeva di spiegare in breve la  Torà:  "Quello che è odioso a te,  non farlo al tuo prossimo: questa è tutta la Torà, il resto è commento" e aggiunse "va’ e studia".
 Ma di tutto mi si può accusare tranne  che di essere saggio  e  pertanto…continuo.
 Non si può parlare di ebraismo senza  parlare di Israele. La Torah, infatti, stabilisce che  è   ebreo chi fa parte del popolo di Israele. Sempre la Torah sancisce che  fa parte del Popolo di Israele chi è figlio di madre Ebrea. In teoria è  possibile diventare Ebrei anche attraverso il Ghiur (Conversione all'Ebraismo),  si sa, però, che è un processo molto lungo e severo che richiede molto studio e  che deve essere eseguito scrupolosamente secondo la Alachah (Legge Ebraica) e  sotto la supervisione del Tribunale Rabbinico.
 Prima di parlare della religione ebraica è opportuno  parlare della storia del popolo di Israele. Storia che inizia con Abramo. Il  primo patriarca nacque circa nel 1813 a. e. v. nella citta' di Ur Kassdim, in  Caldea. Secondo la tradizione Abramo scoprì l'esistenza di Dio, cioe' di una  divinita' ultraterrena unica e inscindibile, all'eta' di tre anni. Per ordine  del Creatore, all'eta' di settantacinque anni lascio' la casa paterna per  trasferirsi in una terra lontana, la Terra Promessa. Il legame tra Dio ed  Abramo viene rinforzato con il "Patto delle Parti", col quale Dio  promette ad Abramo e ai suoi discendenti la Terra d'Israel ed Abramo promette  di far circoncidere tutti gli ebrei all'ottavo giorno dalla nascita. All'eta'  di novant'anni, la moglie di Abramo, Sara, mette al mondo un figlio, Isacco. E'  il primo ebreo a cui viene effettuata la circoncisione all'eta' di otto giorni.  Abramo si era infatti circonciso a novantanove anni e il fratellastro di  Isacco, Ismaele (figlio di Abramo e della sua concubina Agar), a tredici.  Isacco e' il padre di Giacobbe, il terzo e ultimo patriarca. Giacobbe e' il  padre di dodici figli, che daranno origine alle Dodici Tribu' che compongono il  popolo ebraico. Giacobbe viene chiamato da Dio anche con il nome di Israele, il  principe di Dio. I discendenti di Giacobbe, trasferitisi in Egitto a causa di  una terribile carestia che aveva colpito la loro terra, diventano presto  schiavi del loro ospite, il Faraone. Questi li sottopone a lavori durissimi e a  ogni tipo di sevizie. Le grida dei figli d'Israele vengono ascoltate da Dio, il  quale affida a Mose' il compito di far uscire il popolo dall'Egitto. L'Esodo e'  caratterizzato da grandi miracoli. Cinquanta giorni dopo l'uscita dall'Egitto,  il popolo riceve la Tora' sul monte Sinai. Questo importantissimo evento segna  l'alleanza fra Dio e il suo popolo come un contratto che li unisce eternamente,  alleanza stretta attraverso il dono delle Tavole della Legge che rappresentano  tutta la Tora' e ne sono il simbolo. Dopo quarant'anni di peregrinazioni il  popolo ebraico, guidato da Giosue', entra nella Terra Promessa. Il suolo viene  spartito fra le Dodici Tribu'. Non esiste ancora un vero e proprio Santuario.  Per quattrocento anni, i pellegrinaggi avranno luogo al Tabernacolo, un  santuario provvisorio e facilmente trasportabile. Spetta a re Salomone, figlio  di re Davide, la costruzione del vero e proprio Tempio, dimora stabile di Dio e  punto d'incontro fra il Creatore e il suo popolo.
 La scissione del regno in due parti - il regno di  Giuda, i cui sovrani discendono tutti dalla casa di Davide, e il regno  d'Israele, composto dalle altre dieci tribu' - segna l'inizio di un periodo  difficile e critico. Si dice che la malvagita' della maggior parte dei re  d'Israele trascina il popolo verso l'idolatria e l'immoralita'. Dio invita i  profeti ad ammonire i peccatori e a incitarli al pentimento, ma questi non prestano  ascolto alle loro parole. La distruzione del Tempio e' imminente. L'Assiria  invade il regno d'Israele e ne deporta gli abitanti. Meno di duecento anni dopo  anche la popolazione del regno di Giuda e' vittima di un'invasione nemica.  Nabucodonosor, sovrano del regno babilonese, e' responsabile della distruzione  del regno e dell'esilio del popolo ebraico. Il Secondo Tempio viene ricostruito  dopo 70 anni dalla sua distruzione, nel 340 a. e. v., grazie all'editto di  Ciro, sovrano dell'Impero persiano e medio. Anche il secondo Tempio, però,  viene distrutto per mano delle legioni romane di Tito, nel 70 e.v., anno  che segna l'inizio dell'esilio in cui il  popolo ebraico si trova tuttora, la Diaspora, cioe' il vagare per il mondo da  parte degli ebrei. Nel corso degli anni ci furono innumerevoli persecuzioni ai  danni degli ebrei, culminati con la Shoa', l'uccisione di 6 milioni di ebrei  nelle camere a gas. Circa 50 anni fa, nel 1948, nacque lo Stato di Israele. La  Capitale dello Stato di Israele e' Gerusalemme. A Gerusalemme vi e' il  "Muro del Pianto", unico frammento del Tempio rimasto in piedi dopo  la sua distruzione. E' il luogo piu' sacro al mondo per gli ebrei. Dal 1948 al  1967 il Muro del Pianto è stato in mano araba e non era permesso agli ebrei di  accedervi. Nel 1967 Israele libero' il Muro del Pianto, rendendo cosi'  possibile a tutti andare a visitare ed a pregare nel luogo piu' sacro al popolo  ebraico. Gli avvenimenti successivi sono cronaca.
 Nel mondo vivono oggi circa 15 milioni di ebrei, di  cui il 40% in Israele, il 40% in USA ed il resto in altri paesi. In Italia vi  sono circa 35 mila ebrei.
 Passiamo, ora, ad illustrare la  religione ebraica.
 Originariamente fondata sull''alleanza'  fra Dio e Abramo, va tuttavia riconosciuto a Mosè, vissuto nell'epoca in cui  Ramesse II (1290-1224 a. C.) teneva in schiavitù i nomadi semiti, il ruolo  indubbiamente primario nell'elaborazione della religione ebraica. L'atto di  fondazione può essere identificato nell'alleanza stretta da Yahwèh con il  popolo di Israele sul Sinai (Esodo, 19-24), alleanza che trova la sua  espressione nelle Tavole della Legge. Dette Tavole furono conservate nell'Arca  dell'Alleanza, che costituì il centro sacrale della comunità.
 La legge mosaica comprende sia la  'dottrina scritta' o Torah (cioè il Pentateuco - pentateuco = cinque  libri; ovvero i primi cinque libri della Bibbia:  Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio), sia  la 'dottrina orale' o Mishnah, formatasi attraverso il commento  rabbinico alla Bibbia. La successiva esegesi della Mishnah fu raccolta  nella Gemarâ. Entrambe queste raccolte confluirono a formare il Talmud,  ricca esposizione di casi etico-rituali, fondamento della pratica religiosa  ebraica, minutamente regolata da precetti e divieti. Nel Talmud sono contenuti  sia i precetti cui deve attenersi ogni ebreo, quali la circoncisione del  bambino, le diverse abluzioni, il divieto di mangiare la carne di particolari  animali, fra i quali il maiale e i gamberi, o il divieto di impiegare sangue  come alimento, sia le varie festività e le regole da osservare in ognuna di  esse. Fondamentale è la festa del Sabato, dedicato alla santificazione e al  riposo. Il Talmud contiene tutti i precetti relativi alla celebrazione della  festa con particolari che vanno dall'accensione dei lumi al posto che ciascun  membro della famiglia deve occupare a tavola; Altra festività importante per  gli Ebrei è quella di Channukà o festa delle luci. Questa è l'unica occasione  in cui si accendono nove luci (otto più la candela servitore) e non sette. La  festività che consiste nell'accendere una luce al giorno per otto giorni, a  partire dalla sera di martedì 25 Kislev -dicembre - ha un particolare  significato e ve lo voglio esporre traendolo da un articolo di una rivista  ebraica.
 La sera di martedì 25 Kislev, accenderemo  la prima candela di Chanukà. Dopodiché ogni sera, per altre sette sere,  aggiungeremo una fiammella raggiungendo così otto fiamme (oltre allo shamash,  candela servitore) I'ottava ed ultima sera. Da questa funzione si trae un  importante messaggio: bisogna sempre aumentare la nostra conoscenza della Torà  che è la vera luce.
 Poiché Chanukà si celebra ogni anno,  ogni anno esso porta per noi una nuova lezione ed una rinnovata ispirazione.
 Quando i re greci regnavano in Siria, al  crudele re Antiochus venne in mente di far abbandonare agli Ebrei la loro  religione, la Torà  e le Mitzvot. Tutte le nazioni di allora, i Greci, i Romani, i Siriani erano  idolatre e non capivano come gli Ebrei potessero servire un Dio solo,  oltretutto invisibile, che comandava loro di santificare un giorno alla  settimana, lo Shabbat, proibendo qualsiasi lavoro e ordinando di mangiare solo  dati cibi (Kasher) vietandone altri (Taref).
 Re Antiochus si credeva il re più  potente ed intelligente che fosse mai esistito e si propose di far osservare a  tutti i popoli, nonostante fossero tanto diversi fra loro, gli stessi riti e le  stesse usanze. Egli aveva un potente esercito ai suoi ordini grazie al quale  era sicuro di poter sottomettere tutte le nazioni inclusi gli Ebrei. Quindi  decretò che era proibito servire Hashem, studiare la Torà, osservare lo Shabbat e  le altre Mitzvot. Da quel momento bisognava adorare gli idoli, mangiare Taref e  diventare come tutti i Greci. La disobbedienza sarebbe stata punita con la  morte.
 Alcuni Ebrei ebbero paura di  disobbedire, non volevano morire, altri cercarono addirittura di ingraziarsi il  re per ottenere regali e favori. Ma c'erano tanti Ebrei per i quali le  ricchezze ed il potere non avevano importanza se il loro prezzo era abbandonare  la Torà ed il  loro modo di vivere che tramandavano dal tempo di Moshè.
 Per questi Ebrei una vita senza Torà e  Mitzvot era peggio della morte e molti di loro affrontarono la morte  coraggiosamente come il vecchio Elazar. Un'altra eroina fu Chanà che fu  convocata al palazzo del re con i suoi sette figli. Ad ognuno di loro il re  offrì ricompense e lauti doni, purché si inchinassero all'idolo accanto a lui,  ma tutti questi valorosi giovani preferirono morire per santificare il nome di  Hashem.
 Antiochus provò ad ingannare il più  piccolo chiedendogli di abbassarsi per raccogliere l'anello che aveva  sbadatamente fatto cadere davanti alla statua, ma il furbo piccino non cascò  nel tranello ed anche lui fu condotto alla morte davanti agli occhi della sua  eroica mamma che fino all'ultimo lo aveva implorato di non abbandonare la sua  fede pur essendo l'unico figlio che le era rimasto.
 La situazione peggiorava sempre più ed  ormai erano pochi gli Ebrei rimasti, la maggior parte era fuggita o era stata  uccisa. Un giorno, nel villaggio di Modiin dove vivevano Mattityahu, il sommo  Sacerdote, con i suoi cinque figli, arrivarono i soldati del re che eressero un  altare nella piazza del paese ed ordinarono alla gente di sacrificare agli  idoli.
 Furioso, Mattityahu attaccò i soldati,  li mise in fuga e proclamò l'inizio della rivolta. Sotto la guida dei  Chashmonaim (Asmonei, nome della famiglia di Mattityahu) si formò un piccolo ma  coraggioso esercito di valorosi Ebrei decisi a difendere l'onore di Hashem.
 E Hashem fece loro dei grandi miracoli:  i pochi conquistarono i molti, i deboli sconfissero i forti, poiché essi erano  forti nello spirito e combattevano per Hashem e la Torà. Quando  finalmente l'usurpatore fu cacciato, Gerusalemme fu riconquistata ed il Bet  Hamikdash fu ripulito e risantificato. Chanukà infatti significa  inaugurazione.
 Solo allora poterono riaccendere la Menorà con l'olio d'oliva  dell'unica ampolla che era stata miracolosamente trovata ancora sigillata e  perciò non era stata profanata dal nemico. Ed ecco che accadde il miracolo più  grande dei precedenti: l'olio, che normalmente sarebbe bastato per un giorno  solo durò per i ben otto giorni necessari per preparare l'olio puro nuovo.
 Di nuovo Hashem aveva dimostrato il Suo  infinito amore per il Suo popolo ed aveva indicato che fin quando c'è ancora un  po' d'olio puro Hashem provvede che la sua luce non Si spenga mai.
 Ogni anno accendiamo i lumi di Chanukà  per otto giorni e queste fiamme non muoiono mai. La luce della Torà illumina  dai tempi più remoti fino ad oggi e fintando gli Ebrei saranno determinati a  mantenerla viva, Hashem darà loro la forza per superare qualsiasi ostacolo o  nemico. È per questo che Chanukà è una delle festività più significative e le  sue fiammelle ci infondono coraggio, luce e felicità.
 Tratto da: Il  Moshiach Times
 Accanto alle festività solenni e ai  giorni commemorativi si riscontrano le 'feste gioiose' della liberazione dalla  schiavitù egiziana (Pesach o Pasqua), dell'elezione a popolo santo nel  Sinai (Savuot) e delle peregrinazioni nel deserto (Sukkot).A questo punto decido di fermare la mia  esposizione relativa alla religione ebraica. Vi ho dato solo un quadro molto  superficiale di ciò che è l'ebraismo. Ma più non si può fare in una breve narrazione  specie se la seconda parte della stessa deve essere impegnata nel tentativo di  esporre la Kabala.
 Abbaimo già detto che Dio diede sulla montagna, a  Mosè, oltre alla Legge che fu messa per iscritto nel Pentateuco, la vera  spiegazione della Legge con la manifestazione di tutti i misteri che sono  contenuti sotto la crosta e l’apparenza grossolana delle parole. Mosè ricevette  da Dio l’ordine di mettere la prima per iscritto e di comunicarla al popolo, ma  di guardarsi dallo scrivere, la seconda e di affidarla ai soli saggi in numero  di settanta scelti da lui stesso. Mosè, dopo averli scelti, fece a quei saggi  la stessa raccomandazione di non scriverla, ma di rivelarla a viva voce ai loro  successori affinché questi, a loro volta, facessero lo stesso.
 È il modo di trasmettere questa scienza come  eredità, ricevendola cioè da un maestro, che ha fatto dare a questa scienza il  nome di cabala.
 Qabbalah significa "ricevimento" vale a  dire "una dottrina ricevuta per tradizione orale". Spesso viene  interpretata solamente con tradizione il che è un errore visto che esistono due  concetti di tradizione: tradizione che si riceve - qabbalah; tradizione che si  trasmette - Masorah. Il termine si ricava dal libro di Daniele (II,6 e da I  Cronache XXI,II) dove ha il significato di ricevere, prendere, accogliere,  scegliere. Si trova anche nel testo Talmudico "Pirqè Abboth": Mosè  qibbel Torah (Mosè ricevette la   Legge).
 Tale scienza giunta a noi dalla cultura ebraica e  dagli studi compiuti nel rinascimento da filosofi e teosofi cristiani, adopera  metodi particolari (secondo la tradizione ebraica sono trentadue) che hanno un  carattere operativo ben definito.
 Di tali operazioni le principali sono: 1)  scomposizione di una parola in altre di cui ogni lettera è iniziale; 2)  trasposizione di lettere che permette di formare altre parole (Notariqon);  3) somma del valore numerico delle lettere di una parola e sostituzione di  questa con altra di ugual computo (Ghematria); 4) combinazione fra  l'inizio, la metà e la fine di una parola; 5) sostituzione di ogni lettera di  una parola con altra di alfabeto invertito, spostato oppure alterato secondo  precise regole criptografiche di carattere iniziatico (Themurah); 6)  lettura in disaccordo con la scrittura; 7) scambio convenzionale di lettere.
 Queste operazioni cabbalistiche servono all'intima  conprensione di quanto è scritto nella Bibbia e nei suoi commenti poiché,  secondo i cabbalisti, i racconti della Bibbia nascondono sotto le cronachette  che vi si leggono e che poco avrebbero di importante e di sacro,  importantissimi segreti che si possono svelare con l'applicazione del Midrasc  (ricerca) nei suoi quattro metodi: 1) Peschiath: metodo  fondamentale del rapporto lettera numero e delle operazioni relative ad ogni  parola o periodo; 2) Remez: o metodo che interpreta le lettere  direttamente come simboli divini e li ubica nel verbo; 3) Derusc; interpretazione delle allegorie espresse non solo dal testo ma anche da ogni  vocale del testo, cosa che permette di allargare il significato dei simboli e  di intepretarne il valore nei confronti dei fatti della vita propria o altrui;  4) Sod; metodo occulto, riservato a 72 Maestri che riescono a  svelare i segreti del misterioso carro e delle ruote di Ezechiele e, quindi, il  mistero della creazione.
 Le quattro iniziali dei metodi indicati P R D S compongono la parola Pardes, cioè di quel luogo dove è la visione divina. I  Maestri, beatificati da tale visione comprendono che Iddio, l'Essere Supremo,  inconoscibile ed illimitato (Ain Sof), si è ritirato in se stesso per atto di  libera volontà e d'amore nei confronti della creazione increata, per far posto  all'essere limitato. Per far ciò ha creato il mondo dell'emanazione (Aziluth)  costituito da dieci sfere (Sephiroth) nelle quali risiedono tutti i suoi  poteri. Sotto all'Aziluth ha formato altri tre mondi; quello della creazione  (Briah), quello della Formazione (Jetzirah) e, infine, quello dell'Azione (  Asiah). Tutti questi mondi avrebbero una struttura parallela così che alle  dieci sfere di Aziluth corrisponderebbero dieci elementi materiali di ognuno  dei mondi inferiori ovverosia di Briah, di Jetzirah e di Asiah. La dottrina  afferma che l'anima umana, o meglio, lo spirito nel quale si possa realizzare  la fusione armonica di tutti questi mondi, trova nella virtù e nella preghiera  una forza magica che permette di agire non solo sugli avvenimenti ma anche di  raggiungere Ain-Soph. Tale dottrina segreta ricavata con i metodi sopra  illustrati dai testi biblici sostiene che la morte non è che un passaggio, una  transizione da un mondo di esistenza ad un altro; si tratta, in sostanza, di  piani diversi. (Teoria illustrata da Guenon ne "I molteplici Stati  dell'Essere"). Da una vita materiale si passa ad una meno materiale per  giungere ad una spirituale fino a congiungersi con il mondo di Aziluth, da dove  lo spirito che anima gli uomini è partito per volere di Ain-Soph. Dal mondo  dell'Azione (materiale), lo spirito sale a quello della Formazione e poi a  quello della Creazione. Se, nella vita terrena, tutto è stato compiuto nel modo  prescritto, cioè nel modo che gli iniziati conoscono, si raggiunge l'Aziluth,  cioè il mondo dell'ineffabilità divina.
 Per capire questa dottrina, che è il fondamento  della tradizione cabalistica, è necessario conoscere che ogni uomo è composto  da tre principali elementi: il corpo (Nephesc); l'anima (Ruach); lo spirito  (Neschamah) tenuti insieme da un inviluppo chiamato tselem che è tanto più  chiaro e sottile quanto più l'uomo si è comportato bene nella sua vita nei  mondi fenomenici.
 Al momento della morte, considerata un semplice  cambiamento di stato, ogni elemento di cui l'uomo è composto si separa  dall'altro in un periodo di tempo assai più lungo di quanto si reputi possa  avvenire ogni cambiamento di stato. La morte, infatti, secondo la dottrina  cabalistica, è il mezzo per passare da un modo di esistenza ad un altro, più  spirituale della vita fisica. L'uomo, questo Dio caduto, è chiamato a tornare  nel seno del suo creatore. Il corpo (Nephesc), l'anima (Ruach), lo spirito  (Neschamah) si dissolvono l'uno dopo l'altro, in una maniera che assomiglia a  quanto avviene nella gestazione ma dove, prima della nascita, si verifica  un'unione di cellule, prima della morte si verificano, invece, disgregazione e  dissociazione di cellule. La separazione dell'anima dal corpo è più o meno  penosa secondo lo stato morale e spirituale dell'agonizzante. Secondo il Talmud  è nel cuore che la vita ha le sue radici ed è nel cuore che l'anima (Ruach) la  spegne e se ne va. L'uomo sembra morto ma non lo è. Nephesc, l'essenza della  vita elementare e materiale, è ancora viva in lui…essa viene scacciata, poco  alla volta, dalla decomposizione ma dimora, almeno in parte, nella tomba. Si  tratta dell'Hebel de Garmin o "Soffio delle ossa", dolce sonno del  giusto, specie di stato comatoso al quale alludono numerosi passaggi di Salmi  di Isaia e David.
 La morte, dunque, non ha tolto la vita, ma ha  separato i tre elementi che costituiscono l'uomo. Ognuno di essi va nella sfera  o mondo nel quale lo attira e lo spinge la sua natura e la sua composizione:  Neschma (lo spirito) in Briah (il mondo del trono divino, dice lo Zohar), Ruach  (l'anima) in Jetzirah e Nephesc (il corpo) in Asiah. Questi tre elementi, pur  separati come sembrano, sono invece uniti l'uno all'altro da un legame fluido  attraverso il quale l'un elemento risente ciò che provano gli altri. Ed è per  questa ragione, per evitare questi turbamenti provocati dall'evocazione dei  morti, necromanzia, che Mosè la proibì.
 La dottrina cabalistica è contenuta in due libri: lo  sepher  jetsirah ed il sepher Zohar. La  loro interpretazione non è facile: esaminiamoli anche se molto succintamente.
 Lo Sepher   Jetsirah è uno studio sulla genesi dell'Universo quale opera di un  processo dellal creazione divina in cui Dio, contraendo la sua volontà, che è  tutto il suo infinito (Ain Sof) determina un vuoto che è la sua parola e quindi  la sua forza attiva. Da ciò deriva lo studio dei segni con i quali si riproduce  la parola divina, quei segni cioè con i quali Dio incise le tavole della legge  sulle due pietre che Mosè aveva preparato sul Sinai. L'origine di queste  lettere non è di facile ricerca. Il Sepher ha Zohar ne fa un accenno allegorico  dove dice che fin da duemila anni prima della creazione del mondo le lettere, e  così i numeri, poiché è noto come le lettere dell'alfabeto ebraico, oltre ad  avere un suono hanno pure un valore numerico, erano nascoste e Dio le  contemplava facendone le sue delizie.
 Dio ha creato il mondo per mezzo di dieci potenze o  verbi che sono i Sephiroth, plurale di Sephira, ed anche i primi dieci numeri e  possono essere anche i primi dieci nomi di Dio e ventidue canali che li  uniscono ognuno dei quali porta il nome di uno dei segni della scrittura  ebraica. Si tratta, dice lo Zohar, delle trentadue meravigliose vie della  saggezza, incise nell'aria.
 Le ventidue lettere o segni sono chiamati  "segni di fondamento" e sono divisi in tre categorie: tre lettere  madri (Aleph, Mem, Schin); sette lettere doppie: (Beth, Ghimel, Daleth, Caph,  Pe, Resh, Thau); dodici lettere semplici: (He, Vau, Zain, Het, Teth, Iod,  Lamed, Nun, Samech, Ain, Tsade, Ooph,), le tre categorie stabiliscono le leggi  del ternario, del settenario e del duodenario. Nel primo gruppo si riceve  l'idea della Trinità universale ed umana che si ritrova anche nel simbolismo  alchemico (sale, zolfo, mercurio). Ma lo Sepher Jatsirah allude principalmente  alle tre parti dell'organismo umano: Corpo, Anima e Spirito (Nephesc, Ruach,  Neschmah). Le sette doppie sono così chiamate perché presenterebbero una doppia  pronuncia, proprietà questa che dà l'idea del numero due, cioè della legge dei  contrari. Infatti il testo dice: "Sette doppie per pronuncia e per  permutazione: il contrario della vita è la morte, il contrario della pace è la  malvagità, il contrario della scienza l'ignoranza, il contrario della ricchezza  la povertà, il contrario della grazia la bruttezza, il contrario della generazione  la sterilità, il contrario della potenza la schiavitù". Una corrispondenza  vi è poi tra le sette doppie ed i sette pianeti, e così con i sette giorni  della settimana, le sette porte dell'organismo umano, i sette elementi, i sette  metalli legati ai pianeti e così via. Importanti sono le sette porte  dell'organismo umano (occhi, orecchie, narici e bocca) che vanno ad unirsi con  gli altri organi identificati dalle dodici semplici.
 L'ultima parte del Sepher Jatsira, infatti, studia  le dodici lettere semplici il cui fondamento rappresenta l'idea dello zodiaco,  dei mesi dell'anno, e le dodici parti dell'organismo umano dette guidatori (le  membra).
 Questa ripartizione dell'organismo umano in  3+7+12=22 parti sta a indicare che l'uomo è la riproduzione, in piccolo,  dell'universo. I 22 segni della scrittura ebraica costituiscono tute le segrete  facoltà del mondo come è dimostrato dai 22 arcani maggiori dei tarocchi.
 Qualche parola, almeno, occorre riservarla alle  Sephirot cioè alle sfere rappresentate dai dieci numeri che, con i 22 segni  formano le 32 vie della sapienza. Dall'Ain - Sof, rientrato in se stesso,  contraendo la sua volontà (Zim-Zum), si genera l'Aziluth, composto dalle dieci  sfere o Sephiroth. Dal primo respiro di Ain-Soph si produce Kether (Corona),  che è collegata con Cochman (Sapienza) e Binah (Intelligenza) lungo i canali di  Aleph e Beth. Seguono Chesed (Misericordia) e Geburah (Giustizia), Tipheret  (Gloria), Nisah (Vittoria), Hod (Onore), Yesod (Fondamento), e Malkuth (Regno).  I dieci Sephiroth, insieme, formano l'Adam Kadmon che li contiene. Essi sono le  emanazioni divine, aspetti dell'infinito (Ain Soph) che non hanno limite nel  futuro, nel passato e nel presente, nel bene e nel male. Ad essi possono essere  paragonate le nove potenze angeliche che partendo dal Regno (Terra= Piedi  dell'Adam Kadmon), salgono in potenza e splendore fino a giungere alla sommità  di Aziluth, dove è la sfera n. 1, Kether. E sono, partendo dal basso verso  l'alto: Aishim; Ben Aelohim, Aelohim; Malakim, Tarshisim, Hasmalin, Aralim,  Cherubim, Seraphim.
 Mi  soffermerò,  brevemente, su questo passaggio in quanto esso è  la base della maggior parte delle scuole  esoteriche occidentali e, dovrebbe essere anche la base, il fondamento, del  percorso massonico.
 Di ciascuna di queste nove classi angeliche fanno  parte, naturalmente, entità, chiamate, secondo il lessico a noi più familiare  Angeli (Aishim), Arcangeli (Ben Alohim), Principati (Aelohim), Virtù (Malakim),  Potenze (Tarshisim), Dominazioni (Hasmalin), Troni (Aralim), Cherubini  Cherubim), Serafini (Seraphim) ai quali corrisponde una virtù o una prerogativa  riconducibile all'essenza umana. Di tutte queste entità noi abbiamo nozioni  solo sulla sterminata corte degli Aishim, che abitano l'aura terrestre e che la  religione cristiana indica come gli angeli custodi. In effetti, e lo dice il  Salmista, noi siamo solo un poco al di sotto di questi angeli. Esotericamente  possiamo dire che essi rappresentano la nostra parte spirituale, ovvero, la  nostra coscienza.
 Secondo la tradizione gli Aishim (Angeli) sono sotto  gli ordini dei sette Ben Alelohim (Arcangeli) che rappresentano le sette  potenze planetarie. Essi sono: Michael che rappresenta il pianeta sole e la  virtù della fede, contrapposta all'orgoglio; Gabriel che rappresenta, sotto il  profilo planetario, la luna e la virtù della speranza, contrapposta  all'avarizia; Raphael, che rappresenta Venere, corrisponde alla carità,  contrapposta alla lussuria; Anael, rappresenta marte, la forza contrapposta  alla collera; Raphael, mercurio, la prudenza contrapposta all'accidia;  Zachariel, rappresenta Saturno, la virtù della temperanza contrapposta  all'ingordigia; Oriphiel, che rappresenta Giove, la virtù della giustizia,  contrapposta alla invidia.
 Secondo la cabala e quindi secondo i percorsi esoterici  che ad essa fanno riferimento, e la massoneria è fra questi, le nove potenze  angeliche sono rappresentate come presenze, potenze, energie, forze e sono  direttamente collegate con i sephirot e quindi partendo dal Regno, Malkut, sede  degli Aishim, si conquista il Fondamento, Yesod, sede dei Ben Aelohim, poi  l'Onore, Hod, sede degli Aelohim, la vittoria, Thipheret, sede dei Tarshim, la Giustizia, Geburah, sede  degli Hasmalin, la   Misericordia, Chesed, sede degli Aralim, l'Intelligenza,  Binah, sede dei Cherubim e, infine la Sapienza, Cochma, sede dei Seraphim. La sapienza  è la presenza divina.
 Tali potenze, però, bisogna saperle invocare. Esse  rappresentano infatti una parte positiva ed una negativa. Nel momento in cui si  opera per raggiungerle vi è una strana forza che attira l'uomo verso  l'espressione negativa della potenza. Tale forza è più convincente in quanto  attira verso ciò che soddisfa l'egoismo, il culto dell'Io. Solo attraverso un  paziente lavoro individuale e collettivo, che si serve di meditazione, riti,  invocazioni, evocazioni e quant'altro, si riesce ad entrare in contatto con la  parte positiva dell'entità e quindi a raggiungere il risultato di fondere il  microcosmo con il macrocosmo, l'uomo con Dio.
 Ho detto abbastanza, forse più di quanto sarebbe  stato opportuno dire. L'ho voluto fare per pungolare le nostre menti, le nostre  coscienze, ben avvoltolate nel benessere, nel piacere del desiderio o del  possesso delle belle cose e dei grandi traguardi, da non riuscire più a  considerare o anche a sospettare che oltre questa esistono altre dimensioni  nelle quali la nostra vita può svolgersi (Guenon parla di molteplici stati  dell'essere). Qualcosa d'altro che a volte intuiamo ma che domiamo per paura di  sembrare inadeguati alla cultura che ci contraddistingue, al posto che  occupiamo nella società o anche per paura di dover rinunciare a qualche  provilegio materiale che tanto ci gratifica. Il percorso esoterico, quello  vero, è fatto di sacrifici e di privazioni. Questo spiega il perché spesso è  abbandonato o  si spaccia per tale la  semplice frequenza, o peggio ancora l'appartenenza, ad un ordine che si  richiama alla tradizione esoterica ma che ormai di esoterico non ha più neanche  i tre puntini.
 Parlimo adesso, sempre brevemente, del Sepher ha  Zohar, detto anche Bibbia della Cabbala. In esso si afferma che Dio è la  sorgente della vita ed il creatore dell'Universo. Egli è infinito,  inaccessibile, Incomprensibile. Egli è lo Sconosciuto, il Gran Problema che  sarebbe profanato se fosse in relazione con il mondo. Fra Lui ed il mondo, dice  lo Zohar, si trovano i Sephirot il cui insieme forma l'Adamo Superiore cioè  l'Adamo eterno, l'Uomo prototipo. Il ruolo maggiore è quello della prima  sephirah, Kether (Corona) che ha creato gli altri Sephiroth e di seguito il mondo  intero. Tale Sephirah è quindi una specie di Demiurgo immateriale ed  incomprensibile quanto Dio stesso. Essa è ugualmente la volontà di Dio a meno  che la volontà non sia in Dio stesso ed identica a Lui. Secondo lo Zohar tutte  le anime sono la creazione del mondo e quando saranno tutte allo stato di  perfezione verrà il Messia.
 Questo è, a mio avviso, l'elemento vero di  distinzione tra la religione Cristiana e l'ebraismo. I cristiani ritengono che  il Messia sia già venuto. E' il cristo, figlio di Dio. La Sua parola è la  parola di Dio. Lui l'ha insegnata agli apostoli e, attraverso loro, è giunta ai  sacerdoti i quali sono divenuti gli unici depositari della conoscenza. Per gli  Ebrei il Messia deve ancora venire. Egli verrà quando tutte le anime saranno allo  stato di perfezione.
 A me sorge il sospetto che, per gli Ebrei, il Messia  non verrà mai. Ed è anche questo uno dei motivi per cui l'ebraismo ed i suoi  concetti e rituali fanno parte integrante del simbolismo e dei rituali  massonici. Il Messia, ovvero la conoscenza, la si raggiunge solo quando si è  perfetti. L'uomo giusto deve cercare sempre tale conoscenza ovvero la  perfezione. Nessuno può imporla. Non si riconosce esservi alcuno depositario  della verità che ciascuno di noi ama cercare.
 Prima di concludere desidero affrontare, sempre in  maniera sommaria, un ultimo tema caro all'ebraismo ed alla Kabbalah. Il tema  del quadruplice strato di senso delle Scritture. Il celebre kabbalista spagnolo  medioevale Mosé de Leon scrisse: "Le parole della Torah sono paragonate a  una noce.  Che cosa significa questo?  Esattamente come la noce ha un guscio esterno e un nucleo interno,  così anche ogni parola della Torah contiene Ma'aseh,  Midrash, Haggadah e Sod, ed ognuno di essi rappresenta un senso più  profondo di quello precedente". I quattro strati di significato della  parola cui fa riferimento Mosé de Leon possono essere così definiti: Ma'aseh è il significato letterale (ma'aseh in ebraico significa insieme  racconto, opera, atto e evento);  Midrash è il risultato del metodo ermeneutico con cui gli studiosi del Talmud  trovavano le disposizioni rituali nel testo  biblico; Haggadah è il prodotto della forma allegorica o metaforica di  interpretazione del testo;  Sod è  il mistero, ovvero il senso nascosto più profondo.  Il  kabbalista  mira verso il quarto livello e in ciò prende le distanze dall'approccio della  tradizione rabbinica. Mosé de Léon riprende un'antica storia talmudica di  quattro rabbini che entrarono in paradiso: il primo vide e morì, il secondo  vide e perse il senno, il terzo isterilì le giovani piantagioni e solo l'ultimo  entrò sano e uscì sano. Si vuol dire che la pura osservazione dei fatti conduce  al nulla, la pura ricerca delle disposizioni legalistiche conduce alla follìa,  l'interpretazione allegorica isterilisce le menti dei giovani e soltanto la  ricerca del senso profondo contiene il germe della vita. Esiste un noto legame  fra questa concezione kabbalistica e la tradizione teologica cristiana che  parla (fin dal secolo VIII) di quattro punti di vista: quello della storia,  della tropologia (ovvero del punto di vista morale), dell'allegoria,  e dell'anagogia (ovvero dell'interpretazione delle Scritture in rapporto  col fine ultimo).
 Lo stesso concetto è stato espresso da Dante nel  convivio in cui, appunto, al cap. I del trattato II, espone come, secondo lui,  occorre leggere le scritture. Esse devono intendersi per quattro sensi: quello  letterale, quello allegorico, quello morale e quello anagogico e fornisce dei  quattro sensi la spiegazione e degli esempi. E'   molto chiara la spiegazione relativa ai primi tre sensi, è alquanto  incomprensibile quella relativa al senso anagogico. Val la pena, però, perderci  un po’ di tempo per capire ciò che Dante intende dire e che, per paura della  reazione della Chiesa Cattolica dell'epoca, vela dietro un dire alquanto  nebuloso.
       |