SECONDO PERIODO PERSIANO

(343 - 332 a.C.)

Questo secondo periodo della dominazione persiana, arrecò nuovamente al pacifico popolo egiziano ulteriori sofferenze e indicibili devastazioni. I re persiani che in questo periodo regnarono sull'Egitto furono:

Questi re non furono meno crudeli dei loro predecessori e cercarono di stabilire un raccordo con le classi dirigenti egiziane, in special modo quelle sacerdotali, solo nel tentativo di essere da essi riconosciuti come faraoni. Ma ogni tentativo di riconciliazione e di collaborazione con il popolo egiziano, fu talmente vano che, dopo 11 anni di occupazione, questi odiati oppressori furono cacciati, definitivamente, dalla valle del Nilo grazie all'intervento dell'esercito macedone, antico alleato dell'Egitto.

 

PERIODO GRECO ROMANO

(dal 332 A.c. - 395 d.C.)

Con la dominazione greca, e successivamente con quella romana, l'Antico Egitto, concluse, definitivamente, il suo ciclo di esistenza e, con l'avvio dell'era cristiana, l'antica e religiosissima civiltà egiziana, dopo un'eroica, ma debolissima resistenza, scomparve definitivamente nei primi secoli del primo millennio d.C..

 

DINASTIA MACEDONE

(332 - 304 a.C. )

A seguito della richiesta di aiuto, da parte degli egiziani, al popolo macedone da sempre amico dell'Egitto, finalmente i persiani furono definitivamente battuti da Alessandro il grande, re dei macedoni, nel 332 a.C. Il popolo egiziano, a seguito della vittoria degli alleati macedoni sugli odiati invasori persiani, riconobbe Alessandro come suo faraone. Anche i potenti sacerdoti tebani furono talmente conquistati dal giovane re macedone che, subito dopo la vittoria, nell'accettarlo come indiscusso sovrano del risorto Egitto, lo sottoposero, prima di incoronarlo faraone, al giudizio dell'oracolo di Luxor che, miracolosamente, lo riconobbe come "Figlio di Ra". Successivamente, Alessandro, dopo essere stato consacrato faraone dell'Alto e del Basso Egitto, fondò alle foci del Nilo la città di Alessandria che divenne, in breve tempo, il centro culturale dell'intero mondo antico.

Alla morte di Alessandro, avvenuta improvvisamente nel 323 a.C., fu insediato, quale successore, il fratellastro Filippo Arrideo che, a sua volta, non visse molto a lungo poiché, nel 316 a.C., fu assassinato. La successione passò a Alessandro Aegos, presunto figlio di Alessandro il grande che, al momento dell'insediamento in qualità di faraone, assunse il nome di Alessandro IV. Quest'ultimo re macedone e faraone del millenario Egitto regnò fino al 304 a.C.

DINASTIA TOLEMAICA

(323 - 30 a.C.)

La dinastia tolemaica ebbe inizio con la morte di Alessandro IV. Infatti, sia il regno di quest'ultimo faraone sia il regno di quello precedente (Filippo Arrideo), furono in realtà regni più virtuali che reali poiché l'Egitto fu governato da Tolomeo Figlio di Lago, uno dei più autorevoli generali di Alessandro il grande. Questo valente uomo d'arme, ma anche abilissimo politico, con la scomparsa del faraone regnante, ritrovandosi finalmente unico detentore di tutti i poteri dello stato, dopo molte traversie, fu riconosciuto e insediato come faraone divenendo così capostipite di una nuova dinastia, quella dei tolomei. I 17 sovrani che si successero in circa 293 anni di regno (i nomi riportati in elenco posti tra parentesi sono i soprannomi), furono:

La storia delle successioni di questa dinastia non fu pacifica e, ancor meno, lineare perchè molti di questi faraoni dettero vita a numerose co-reggenze regnarono in antagonismo tra di loro. Per tali motivi, e forse anche per brevi ma forti interferenze di re stranieri, la successione dei regni di questi faraoni, dal 180 all'80 a.C., è controversa. Ad ogni modo, esclusi i periodi in cui vi furono probabili, ma brevi dominazioni straniere e altri momenti in cui vi furono alcune gravi rivolte interne, l'Egitto, grazie alla dinastia dei tolomei, conservò una sostanziale autonomia amministrativa oltre ad un buon livello culturale ed economico. Dopo molti secoli, in questo periodo, furono nuovamente realizzate grandi opere architettoniche di elevato valore, come i templi ancora integri di Dendera, Edfu, Esna e File che, più per imponderabile sorte, che per la volontà degli uomini, ancora oggi possono essere visitati.

L'ultimo faraone della dinastia tolemaica fu la leggendaria regina Cleopatra VII, enigmatica e intelligentissima regina, figlia di Tolomeo XI, detto anche Aulete (perché si dice che questi fosse anche un esperto suonatore di flauto), nacque nel 69 a.C.. A soli diciassette anni fu incoronata regina, in co-reggenza con suo fratello, Tolomeo Dioniso, del quale, secondo gli usi del tempo, sarebbe dovuta divenire anche la consorte. Tra i due non si sviluppò alcun benevolo sentimento tanto che Tolomeo quale prima manifestazione delle sue regali volontà, privò Cleopatra di ogni autorità regale. La giovane e bella regina, per organizzare una sua controffensiva, si auto esiliò in Siria e, solo dopo aver stabilito uno stretto legame con Pompeo, primo tra i grandi condottieri romani, riuscì a tornare in Egitto per rivendicare quel ruolo che suo fratello ingiustamente le aveva negato. Come è ben noto, successivamente, Giulio Cesare, nemico dello stesso Pompeo, fu anch'esso affascinato dalla regina Cleopatra. Dopo l'uccisone di Pompeo, fu eliminato anche lo scomodo Tolomeo al quale successe un altro fratello minore che, inevitabilmente, Cleopatra provvide ad eliminare, subito dopo, per mezzo dei suoi ben noti veleni. Finalmente Cleopatra, diventata "faraone" unico e indiscusso del vecchio Egitto, si trasferì a Roma insieme al suo amato generale Giulio Cesare, con il quale ebbe un figlio che fu chiamato Cesarione.

La permanenza a Roma della regina Cleopatra non suscitò alcuna simpatia tanto che, dopo la tragica morte di Cesare, questa tornò in Egitto divenendo, ancora una volta, la dolce, ma mortale metà, di Marco Antonio, un altro generale romano. Quest'ultimo amore di Cleopatra fu talmente sgradito al Senato romano che Ottaviano (il futuro imperatore Augusto), fu costretto a muovere guerra contro l'Egitto fino a che, nella battaglia di Azio, nel 31 a.C., Marco Antonio fu definitivamente sconfitto. Ma l'indomita Cleopatra, nel simulare un comune suicidio con Antonio, dopo la sua eliminazione, tentò di sedurre il freddo e lucido Ottaviano che, per niente attratto dalle seducenti lusinghe della bella regina, le riservùò lo stesso trattamento che i romani adoottavano nei confronti dei nemici sconfitti e le fece anche assassinare il figlio Cesarione. Così, mentre Ottaviano diveniva padrone indiscusso dell'Egitto, Cleopatra VII, attraverso il morso della famosa aspide, si suicidò. Su quest'ultima regina del Grande ed Antico Egitto esiste una fioritissima ed abbondante letteratura ma, per una seria ed approfondita conoscenza della sua storia, si consiglia la lettura dell'opera "Vite parallele" scritta dallo storico greco Plutarco vissuto nel primo sec. d.C., solo un centinaio di anni dopo la morte di Cleopatra.

 

IMPERATORI ROMANI

(31 a.C. - 323 d.C.)

L'Egitto, dopo la scomparsa di Cleopatra, non ebbe più alcun sovrano e divenne formalmente, nel 27 A.C., una delle tante province del grande Impero romano mantenendo, però, uno specifico status politico e territoriale. Infatti, pur essendo governata da Roma, l'intera valle del Nilo, fu considerata parte del patrimonio personale dell'imperatore. Per questo motivo Cesare Ottaviano Augusto decretò che l'Egitto fosse costantemente presidiato da due famose legioni romane, la III "Augusta" e la XXII "Deiotaraiana", e che nessun membro della famiglia imperiale o del Senato, potesse visitare questa terra senza il suo specifico permesso. Durante il regno di questo volitivo e autoritario imperatore, che durò fino al 14 a.C., vennero trasferiti, da una parte all'altra dell'Egitto, numerosi ed importanti monumenti e, alcuni di questi, ben 13 obelischi, furono, addirittura, trasferiti nella stessa Roma. Ancora oggi, gran parte di queste maestose stele granitiche, nella pienezza della loro bellezza e con la sacralità delle loro forme, campeggiano nelle principali piazze della Città Eterna con denominazioni riferite alla loro collocazione invece che alla loro origine:

Gli indebiti trasferimenti dei grandi obelischi non furono compiuti solo dai romani; loro furono solo gli iniziatori di questa triste usanza che perdurò, purtroppo, fino a tutto il XIX secolo della nostra era. Ad onor del vero, il dominio di Roma imperiale, che durò per più di tre secoli, anche se molto rigoroso e in un certo senso molto oneroso, fu molto tollerante nei confronti dell'antica religione praticata da questo antichissimo popolo. Gli antichi culti e le misteriose ineffabili divinità dell'Egitto antico furono, infatti, sempre rispettati, tanto che, anche se in forme adattate, divennero molto praticati, non solo nella città di Roma, ma in tutte le province del grande impero.

L'arte e la cultura egiziana ebbero sui romani un forte influsso tanto che lo stile "egizio", divenne una moda dilagante e influenzò, per molte centinaia di anni, il quotidiano stile di vita. Con Diocleziano (284 - 305) l'Egitto fu diviso in tre province considerate regioni della parte orientale dell'impero. La sede del prefetto responsabile del governo delle province egiziane fu posta, invece, ad Antiochia. Sempre sotto Diocleziano, si cominciò diffondere, in maniera sempre più massiccia, in tutto il territorio imperiale una nuova religione, il Cristianesimo. Questo imperatore non rese certamente facile la vita dei cristiani ma dopo numerose persecuzioni, con Costantino, primo imperatore bizantino, nel 313 con un apposito editto il culto di questa nuova religione fu accettato. Molti imperatori romani fecero incidere il proprio nome, con caratteri geroglifici o demotici, su monumenti templari:

Augusto (30 a.C. - 14 d.C.) - Tiberio (14 - 37) - Claudio (41 - 54) - Nerone (54 - 68)

Galba (68 - 69) - Otone (69) - Vespasiano (69 - 79) - Tito (79 - 81) - Domiziano (81 - 96) Nerva (96 - 98) - Traiano (98 - 117) - Adriano (117 - 138) - Antonino Pio (138 - 161)

Marco Aurelio (161 - 180) - Lucio Vero (161 - 169)? - Commodo (180 - 192)

Settimio Severo (193 - 211) - Caracalla (198 - 217) - Geta (209 - 212) - Macrino (217 - 218)

Diadumeniano (218) - Alessandro Severo (222 - 235) - Gordiano III (238 - 244)

Filippo (244 - 249) - Decio (249 - 251) - Gallo e Volusiano (251 - 252) - Valeriano (253 - 260)

Gallieno (253 - 268) - Macriano e Quieto (260 - 261) - Aureliano (270 - 275) - Probo (276 - 282)

Diocleziano (284 - 305) - Massimiano (286 - 305) - Galerio (293 - 311)

 

IMPERATORI BIZANTINI

(323 d.C. - 642 d.C.)

Su quanto rimaneva dell'Impero Romano regnarono tre imperatori di origine bizantina:

Costantino (323 - 337) - Teodosio (379 - 395) - Giustiniano (527 - 565)

Con il tramonto della grandezza di Roma, l'Egitto rimase sotto il domino degli imperatori di Bisanzio i quali, divenuti cristiani, proibirono definitivamente il culto dell'antica religione di Atum-Ra, fino a che , in poco tempo, si perse perfino la memoria delle sue preghiere e dei suoi templi. Infatti, con la decisione di Costantino di designare il cristianesimo religione ufficiale dello stato, nel 333 d.C., fu decretata la chiusura di tutti i templi dedicati al culto degli dei dell'Antico Egitto. Ma il popolo egiziano non aderì, di buon grado, alle scelte imposte da Costantino, tanto che in gran parte dei Nòmi dell'Alto e del Basso Egitto si continuò a praticare l'antico credo religioso. In particolare, il culto di Iside riuscì a sopravvivere per altri due secoli poiché i sacerdoti di questa divinità si ritirarono nel tempio dell'isola di File, alla prima cataratta (a ridosso della odierna città di Assuan).

Nel 392 d.C. Teodosio provvide a chiudere, con ulteriori provvedimenti e usando perfino la forza, quei pochi altri templi che avevano resistito ai divieti di culto e che, a furor di popolo, avevano ancora tenuto testa agli iniqui editti imperiali. Ultimo baluardo del culto della dea Iside rimasero, per l'appunto, gli eroici collegi sacerdotali del grande Tempio di File che, pur di ritardare la loro totale distruzione, accettarono anche l'allestimento di una chiesa cristiana all'interno delle mura del tempio stesso. Per un pò di tempo l'antica e la nuova religione coabitarono pacificamente sotto lo stesso tetto ma, lo sconfinato amore dell'imperatore Giustiniano (527-565 d.C.) per il suo dio pose fine durante il suo regno anche a questo stato di pacifica coesistenza dei due non troppo dissimili culti.

Con inusitato rigore i satrapi imperiali posero fine all'esistenza degli ultimi sacerdoti del culto di Iside. Parimenti, nel 394 d.C., fu trascritta, da un ignoto e pio scriba, l'ultima iscrizione geroglifica conosciuta, mentre gli ultimi graffiti demotici risalgono invece al 452 d.C.. Da questo momento in poi l'affascinante e misteriosa lingua dei segni dell'Antico Egitto non verrà più utilizzata. Nessuno scriverà più alcun documento, né sacro né profano, con questa antica lingua; rimarrà invece, una lingua parlata, il copto che, in seguito, verrà adottata definitivamente quale lingua ufficiale dai cristiani dell'Egitto della nostra era. La lingua copta è, fondamentalmente, l'antica lingua egiziana, scritta, però, con le lettere dell'alfabeto greco alle quali è stato aggiunto qualche segno grafico, supplementare, per agevolarne la lettura.

Ancora oggi la lingua copta è rimasta in uso presso il clero, quale lingua liturgica della Chiesa Copta sebbene, già dal VI sec. a.C., non sia stata più una lingua viva. Per gli egittologi, questa lingua, anche se non è più parlata, risulta di grande ausilio nelle ricerche e nelle traduzioni degli infiniti testi che attendono di essere tradotti.

Con il passare dei primi secoli della nostra era, il cristianesimo in Egitto trovò subito un discreto numero di consensi tanto che Alessandria divenne uno dei più importanti centri di diffusione di questo nuovo credo religioso. A seguito del riconoscimento costantiniano, i cristiani, forti della protezione imperiale, divennero, in moltissimi casi, da perseguitati a persecutori. Infatti, per la nuova religione, nel momento in cui teologi dovettero comporre una dottrina che sancisse modalità e percorsi cultuali unici per tutti i credenti, cominciarono le grandi contrapposizioni le cui credenze influenzano, ancora oggi, uomini liberi e ricercatori del vero.

Ad Alessandria, i teologi cristiani si contrapposero molto serratamente soprattutto nella formulazione dei fondamenti dottrinali, inerenti la Trinità divina e la natura del Cristo. Il Concilio di Nicea (325 d.C.) nel condannare l'eresia ariana, proclamò "il Figlio consustanziale al Padre". La chiesa alessandrina, per mezzo del suo vescovo Agapito, unitamente a Pacomio, già fondatore del monachesimo cristiano egiziano, non condividendo le decisioni prese a Nicea, diede inizio a una "riforma" dando origine, così, alla Chiesa Cristiana Egiziana o, più propriamente alla "Chiesa Copta".

Il clima di contrapposizione diventò sempre più rovente e le differenziazioni dottrinali tra i teologi copti e i teologi greci-bizantini, divenendo sempre più grandi, furono accompagnate da feroci dispute, sfociando, in occasione della celebrazione del concilio di Efeso (449), al ferimento del Patriarca di Costantinopoli. Alessandria divenne un grande ed importante centro di studi e di diffusione di cultura teologica del cristianesimo copto. Con la crescita della popolazione di religione cristiana si sviluppò, nel contempo, un rovente clima di intolleranza ai vecchi e pacifici culti osiridei e isiaci che, nonostante tutto, specialmente nell'alto Egitto, ancora molto eroicamente, resistevano all'avanzata delle "conversioni alla fede in Cristo". Infatti Teodosio con un decreto (382 d.C.) stabilì in questa città il centro amministrativo del governo imperiale sull'Egitto rafforzarono talmente i teologi alessandrini che, come già detto, nel 392 d.C., con un secondo decreto imperiale fece definitivamente chiudere tutti i templi dedicati agli antichi culti.

Durante il IV e il V secolo, nella regione del delta, si ebbe un notevole ulteriore sviluppo della cultura e dell'arte ispirate definitivamente alla religione cristiana decisamente orientata, però, ad una visione della figura del Cristo fortemente "monofisita". Dopo un periodo di non pacifico raffronto tra la chiesa alessandrina e la chiesa antiochiena; si ebbe la frattura definitiva con il concilio di Calcedonia, nel 451 d. C., che condannò il "monofisismo" della chiesa egiziana, il patriarca Dioscoro proclamò definitivamente la nascita ufficiale della Chiesa Nazionale Copta, letteralmente: "cristiano-egiziana".

Nel compiere i primi passi, la Chiesa Copta, non ebbe però uno sviluppo del tutto pacifico, infatti, subito dopo la condanna di eresia, il monofisismo ebbe, a sua volta, una scissione tra i cristiani monofisiti e i cristiani definiti poi "Melchiti", che intesero, invece, osservare il rito bizantino e l'uso della lingua araba nella pratica cultuale. L'ispiratore della dottrina monofisita fu il monaco Eutiche che negò la natura umana del Cristo ed affermando, invece, che questa fosse solo ed esclusivamente di natura divina in quanto Cristo, per manifestarsi agli uomini, non avrebbe affatto avuto bisogno di incarnarsi. Per un certo tempo, la dottrina eutichiana, oltre ad essere gradita all'Imperatore bizantino Teodosio II e a diffondersi rapidamente in tutta la Valle del Nilo, fu anche riconosciuta da molte sedi episcopali orientali.

Il monofisismo, fuori dei confini dell'Egitto, non ebbe molta fortuna in quanto, dopo la condanna avvenuta nel concilio di Caledonia, i monofisiti furono definitivamente banditi dal territorio posto sotto il controllo di Bisanzio. L'unica sede episcopale che si oppose con forza e convinzione alle decisioni della Chiesa bizantina fu, proprio l'episcopato di Alessandria che, come già detto, dette vita ad una Chiesa cristiana di rito Copto ancora oggi unica nelle sue salde posizioni teologiche. Da questo momento in poi, l'unica forma dottrinale religiosa che prevalse nell'antica terra dei faraoni fu quella cristiana monofisita che, grosso modo, rimase la forma prevalente di culto praticato fino al 632 d.C., anno in cui gli arabi invasero l'Egitto.

 

DOMINAZIONE ARABA

L'invasione dell'Egitto, avvenuta tra il 639 e il 642 d.C., fu, in certo qual modo, assai facile per gli arabi. Infatti il popolo egiziano, che aveva subito sempre mal volentieri la dominazione bizantina, non oppose alcuna resistenza alla invasione araba, fatta eccezione per la potente città di Alessandria che ebbe fasi di resistenza molto acute essendo questa in gran parte popolata da cittadini di origine e di prevalente cultura greca. In breve, subito dopo la conquista dell'Egitto da parte degli arabi, gran parte del popolo, senza troppa resistenza, oltre a convertirsi alla fede islamica ne adottò, definitivamente, anche la lingua. Già a partire dal 639, con la caduta della fortezza di Babilonia, sul Nilo, per mano di Amr ibn el-As, si avviò l'edificazione del centro di Fostat, che in seguito divenne la città del Cairo. Per circa due secoli l'Egitto, divenuto una provincia musulmana, venne governato dai califfati delle famiglie Omaiydi di damasco prima e, poi, delle famiglie Abbasidi di Baghdad. Il peso politico dell'Iraq, con l'avvento al potere di Ahmed ibn Tulum nella seconda metà del IX secolo, venne soppiantato e, nel 969 d.C., la potente famiglia dei Tulunidi trasferì il governo dell'Egitto alla famiglia dei Fatimidi che, in poco tempo, assunse una definitiva autonomia nei confronti del califfato centrale. Sotto i Fatimidi l'Egitto visse momenti di grande sviluppo culturale, artistico ed economico tanto che, sempre in questo periodo, venne fondata, nella città del Cairo, l'università di El-Azar tutt'ora esistente.

A partire dal X secolo non si parlò più di dominazione araba in quanto l'Egitto, nell'accettare più o meno spontaneamente i suoi dominatori, quasi con una naturale propensione, si integrò perfettamente con il nascente popolo dell'Islam. Benessere e ricchezza non durarono, però, molto tempo. Infatti, il grande sviluppo economico e sociale, raggiunto nel lento e millenario scorrimento delle epoche precedenti, venne alterato da una profonda, anche se ennesima, crisi religiosa.

Il popolo egiziano che, da questa epoca divenne parte integrante del più grande contesto transnazionale che la religione islamica aveva voluto rappresentare fin dalla sua nascita, subì un ennesimo crollo economico e sociale a seguito delle dispute teologiche sorte tra il monoteismo islamico sunnita ed il monoteismo islamico sciita. Dopo profonde e sanguinose fratture, tra le due correnti, prolungatesi per molti anni, sul finire del XI secolo, in Egitto prevalse la dimensione religiosa sunnita ed è a questo punto che si conclude il nostro veloce passaggio attraverso le differenti età della grande e fantastica civiltà dall'antico e meraviglioso popolo della terra di Kemit.